LA RADIO DEI POVERI CRISTI Il progetto, la realizzazione, i testi della prima radio libera in Italia | a cura di Guido Orlando e Salvo Vitale

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Descrizione

  • LA RADIO DEI POVERI CRISTI
  • Il progetto, la realizzazione, i testi della prima radio libera in Italia
  • a cura di Guido Orlando e Salvo Vitale
  • Navarra Editore
  • Collana Fiori di campo
  • Anno: 2008
  • Pagine: 55
  • Codice isbn: 978-88-95756-10-3

Sono le 19,30 del 27 marzo 1970. A Partinico, un grosso centro agricolo a 30 km da Palermo, dalla sede di Palazzo Scalia, nei locali del “Centro Studi e Iniziative”, parte un segnale radiofonico sulla lunghezza d’onda dei 20,10 megacicli ad onde corte e sui 98,10 megahertz a modulazione di frequenza. Si tratta di un disperato S.O.S. proveniente dalle popolazioni di alcuni paesi della Sicilia Occidentale distrutti, due anni prima (15 gennaio1968), da un devastante terremoto,  abbandonati a se stessi, per i quali non si è dato l’avvio ad alcun lavoro di ricostruzione. Due collaboratori del Centro, Franco Alasia e Pino Lombardo, si asserragliano in una stanza del Palazzo, con le attrezzature necessarie e con 50 litri di benzina […] Fuori Danilo Dolci accende una radio e fa ascoltare quello che viene trasmesso. Per 27 ore. Sino a quando un nutrito gruppo di poliziotti, carabinieri e pompieri non passa all’assalto, sequestrando tutto il materiale e denunciando i responsabili per violazione della legge sulle comunicazioni che, in quel periodo, consente solo alla RAI l’utilizzo dell’etere.

Questa è la storia della prima radio libera in Italia: il 25 marzo 1970 il segnale radiofonico di "Radio Sicilia Libera" rompe il monopolio di stato sulle trasmissioni via etere con un forte messaggio di denuncia del potere mafioso e clientelare che aveva attinto a piene mani dai soldi destinati alla ricostruzione della valle del Belice dopo il terremoto del 1968.

Il principio ispiratore è quello di una “radio della nuova Resistenza”, sul modello delle radio-ombra clandestine che avevano reso possibile l’informazione tra i partigiani della seconda guerra mondiale. È quindi un’informazione dal basso, come espressione alternativa, nei confronti di uno stato assente. “Chi tace è complice”, scriveva Danilo sui muri in quegli anni e il suo non tacere, il suo dar voce a chi non ha mai avuto possibilità di farsi sentire è un invito a non rendersi complici del silenzio con il silenzio.

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